Giovani, ricchi di entusiasmo e con una gran voglia di essere protagonisti nel mondo dell’architettura. Incontriamo Andrea Michelini, CEO di MAU Architecture.
I vostri inizi prima di Mau.
Finito il periodo di studi al Politecnico di Milano per alcuni e IUAV di Venezia per altri, decidiamo di separarci per intraprendere esperienze eterogenee ma con l’idea di ritrovarci successivamente, mettere insieme le nostre esperienze e metterci in gioco allargando le nostre prospettive. Tutti Under 30 dalla idee chiare.
Cosi il destino ci ha spinto all’estero per il primo progetto importante della nostra carriera.
Più precisamente in Albania nella cui capitale, Tirana, ho vissuto per sette mesi insieme al collega Arch. Jacopo Berlendis (Bergamasco) collaborando prima come assistente e poi come project manager per Mam foundation of contemporary art, importante fondazione di arte contemporanea albanese.
Grazie a una compagna d’università albanese, Amarda Velçani, abbiamo saputo dei progetti di rigenerazione urbana in corso e abbiamo deciso di partecipare a un bando per la cittadina di Fier. Si è trattato della nostra prima occasione per pesare e l’abbiamo fatto in gruppo.
La determinazione di raggiungere i nostri obiettivi, partendo dal presupposto di lavorare per crearci il lavoro, è stato l’elemento che ha unito le nostre prospettive.
Come nasce Mau Arch.
MAU ARCHITECTURE è un gruppo di architetti che da due anni opera tra Albania e Italia.
Il team è costituito dalla presenza di giovani architetti che hanno intrapreso la carriera iniziale in diversi studi di fama internazionale: Arup, Archea Associati e Renzo Piano Building Workshop. Vista la presenza di un partner del gruppo di origine albanese e la curiosità di scoprire nuove opportunità, il gruppo decide di intraprendere le prime esperienze progettuali in Albania.
Otto persone, per la precisione. Cinque ex compagni di università (Jacopo Berlendis, Giacomo Gola, Amarda Velçani e Roberto Franchini), l’Arch.Davide Cappochin e due senior, fondamentali per le loro conoscenze e per garantire competitività alla nostra formazione: sono Giancarlo Franchini e Giuseppe Cappochin, Presidente della “Fondazione Barbara Cappochin”e promotore della Biennale di Architettura Barbara Cappochin evento di fama internazionale, seconda solo alla Biennale di Venezia.
Il Team inizia il suo approccio alle tematiche urbanistiche di rigenerazione urbana avvalendosi delle esperienze portate dalla Biennale Barbara Cappochin e potendo quindi ispirarsi a soluzioni progettuali che utilizzano gli stessi principi delle Green Capitals Europee, coinvolgendo direttamente la figura dell’Arch. Giuseppe Cappochin all’interno del gruppo di progettazione, oltre che di un altro fondamentale partner, l’Arch.Giancarlo Franchini.
Perché avete scelto l’Albania come base di partenza del vostro progetto imprenditoriale?
La risposta è semplice.
Siamo giovani e ricchi di entusiasmo, abbiamo osservato le possibilità che il mercato offriva nel mondo e abbiamo scelto l’Albania perchè la riteniamo protagonista di una crescita senza eguali. Le alternative valutate erano differenti: Ecuador, Brasile, Cina ecc..
L’Albania ha avuto la nostra attenzione fin dal principio per la sua vicinanza all’Italia e per le note affinità socio-culturali. Nel nostro settore, riteniamo che l’Albania abbia ancora molto da offrire. Siamo felici della nostra scelta e le conferme arrivano giorno dopo giorno: la riqualificazione di piazza Skanderbeg, firmata da un noto gruppo belga, ha ottenuto il riconoscimento come miglior spazio pubblico europeo, questo è un segnale forte che ci stimola.
Ma pure il nostro concorso vinto per la riqualificazione del centro storico di Fier è entrato
finalista in importanti concorsi Internazionali, talvolta vincendone.
Vantaggi e criticità riscontrati.
Come presupposto bisogna comprendere che Italia e Albania sono paesi uniti da forti legami storici e commerciali.
I vantaggi sono legati, oltre che da una minore pressione fiscale, dalla possibilità di essere protagonisti nella nostra professione, di poterci confrontare sul territorio con i massimi esponenti internazionale del nostro settore facendolo con progetti autentici e concreti.
Questo è dovuto alla fiducia che il territorio ci concede e che noi la restituiamo con il massimo impegno, sacrificio e qualità.
Siamo grati all’Albania per questa grande opportunità, ciò nonostante va spergiurata l’idea che i risultati siano arrivati senza grandi sacrifici.
Le difficoltà sono presenti, inutile negarlo: la lingua, una diversa gestione del tempo, una burocrazia che spesso presenta ritardi di risposta.
Fondamentale è essere affiancati da consulenti capaci di risolvere le urgenze burocratiche in tempistiche utili, imparare a decifrare una cultura che ci è molto affine ma presenta anche diversità.
La determinazione, la presenza sul territorio e la pazienza sono ingredienti fondamentali per arrivare al successo.
L’Albania vive un sogno, crescere per diventare un grande paese e potersi confrontare in Europa in un contesto più ampio.
L’Architettura non cambia il mondo ma ne interpreta i cambiamenti, lo costruisce, in questo momento siamo felici di poter dare il nostro contributo a questo bellissimo paese e non solo.
Una panoramica sui vostri progetti in Albania.
È stato un percorso lungo.
Grazie ad Amarda, nel 2015, abbiamo conosciuto le principali città ed intrapreso un percorso di conoscenza diretta sul territorio.
E’ passato più di un anno prima che partecipassimo alla Biennale di Venezia in collaborazione con una fondazione di arte contemporanea albanese per aggiudicarci il padiglione dell’Albania alla Biennale di Architettura di Venezia del 2016.
Siamo arrivati in finale secondi solo da un gruppo di Harvard. Purtroppo e per fortuna, visto che ci ha permesso di consolidare i rapporti con l’Albania
Il lavoro per Fier vero e proprio è iniziato a febbraio del 2017, la mission era immaginare il nuovo centro storico della città. Ispirandoci a linee guida di respiro europeo, sul modello delle riqualificazioni di Lubiana o Bristol, abbiamo sviluppato la nostra idea.
Un urgente problema da risolvere nella progettazione è stato il lascito del percorso di crescita spontanea che si è sviluppato dal 1997: la nascita di moltissime abitazioni illegali.
Fier poi è un agglomerato commerciale, il polo fieristico dell’Albania durante il comunismo, senza un centro storico di particolare interesse. Così abbiamo deciso di valorizzare il fiume che divide la città in due. Un corso d’acqua particolarmente inquinato che una volta ripulito potrà diventare elemento di dialogo tra le parti e non un limite. Nel nostro progetto la pedonabilità del centro è stato un punto di forza determinante. Abbiamo ridisegnato la zona con un anfiteatro naturale che permetta di avvicinarsi al fiume e valorizzarlo. L’edificio multifunzionale è pensato come landmark che interagisce con i diversi assi direzionali permettendo l’accesso a un livello più alto dove le persone possono godere del nuovo paesaggio urbano.
Il progetto è ambizioso visto il punto di partenza davvero complesso, ma il cantiere è partito e il progetto del parco urbano, della grande piazza e dell’anfiteatro è stato portato a esecuzione dal municipio.
Dopo la vincita del bando promosso dal Comune di Fier con il progetto intitolato “Rigjanica” nel febbraio del 2017, era data al comune la facoltà di poter decidere se affidarci in toto o in parte l’esecuzione del progetto.
Dopo circa un anno siamo stati richiamati, in continuità con il concorso vinto precedentemente, per la definizione del nuovo palazzetto dello sport di Fier: un complesso edificio multifunzionale.
Ecco quindi che dopo una serie di ipotesi presentate nel corso degli ultimi mesi, l’11 marzo 2019, MAU ARCHITECTURE ha presentato in conferenza pubblica la nuova proposta per l’edificio sportivo/polifunzionale in continuità con il programma di riqualificazione del centro della città di Fier.
Il progetto di riqualificazione urbana ha analizzato fin dal principio quelle che sono le fragilità della città, ma ha anche saputo cogliere aspetti storico-culturali che sono stati poi messi in prima linea nell’approccio al tema progettuale. Il progetto, attraverso la riqualificazione del fiume Gjanica, con nuove aree ciclopedonali, spazi pubblici verdi, piazze e l’anfiteatro sul fiume, ha saputo restituire la città alla comunità con un progetto accessibile a tutti e soprattutto in linea con gli standard di proposte progettuali attuate in molti Paesi d’Europa.
Un progetto che raccoglie dunque molte tematiche culturali figlie della città contemporanea e che si sintetizza negli spazi pubblici lungo il fiume (anfiteatro) e nel nuovo edificio polifunzionale-sportivo che, collocandosi, nell’area più a sud dell’intero intervento va a riportare l’interesse a quella parte di città ancora da rigenerare, riportando un equilibrio fra le due sponde del fiume Gjanica. Una riqualificazione urbana messa subito in atto dall’amministrazione pubblica che dal 2017 ad oggi, seguendo la proposta di MAU Architecture, ha messo in atto la trasformazione dell’intero centro della città rigenerando già gran parte del fiume.
Quello che nascerà non sarà solo un architettura ma un quartiere con svariate funzioni, attività, luoghi pubblici e privati di alta qualità, una mixitè di funzioni dove tutte convivono nello stesso involucro. Il progetto per il nuovo palazzetto dello sport nasce dall’esigenza per la città di Fier di una nuova struttura sportiva rappresentativa, coronata da molteplici funzioni, commerciali e non solo, che possono dare vitalità a una parte di città rimasta a lungo dimenticata. Il nuovo edificio, per come si pone con il contesto lascia trasparire un messaggio di coesione che per anni il fiume non ha saputo dare. La forma dell’edificio nasce dagli assi principali che stanno costituendo la rinascita di Fier, in particolare: il nuovo ponte, l’anfiteatro sul fiume, il waterfront e la riqualificazione dell’area a sud.
Internazionalizzazione.
La nostra caratteristica principale è la trasversalità, MAU Architecture (Metabolismo Architettonico Urbano) nasce con l’intenzione di offrire un servizio multidisciplinare nella progettazione unendo le competenze specifiche del nostro settore.
Abbiamo scelto l’Albania come nostra sede operativa appoggiati dall’esperienza delle due realtà italiane di cui sono titolari i nostri partner Giancarlo Franchini e Giuseppe Cappochin, rispettivamente Archieffe Studio & Atelier Cappochin.
I partner dello studio hanno una vocazione Internazionale, il nostro sguardo è volto al mondo e non ad un territorio circoscritto.
Ad oggi stiamo portando avanti progetti in Albania, Africa e in Cina con prospettive molto stimolanti.
Non abbiamo paura di metterci in gioco e per diventare architetti abbiamo deciso di investire su noi stessi e, un mattoncino alla volta, quel desiderio è ora realtà.