Anita Likmeta è Ambasciatrice Connect Albania per le Nazioni Unite, imprenditrice digitale e Partner & Advisor di diverse PMI & startup, giornalista per Huffington Post e TPI The Post Internazionale. E’ nata a Durazzo, vive in Italia dal 1997.
Chi è Anita Likmeta?
E’ una imprenditrice in ambito digital, giornalista (per Huffington Post e TPI The Post Internazionale), ambasciatrice di Connect Albania per le Nazioni Unite.
Business, diritti umani, bene comune, come si coniugano secondo Anita?
Sono assolutamente correlati tra loro, personalmente trovo che sia necessario creare le condizioni affinché si instaurino modelli di lavoro che contemplino il rispetto, la consapevolezza e la crescita dei giovani lavoratori.
Hai conseguito una maturità classica, una laurea in Lettere e Filosofia e frequentato l’Accademia d’Arte Drammatica. Come sei finita a fare l’imprenditrice nel campo digital?
Anche qui, lo so che potrebbe sembrare strano, ma sono state una scelta e un percorso naturale. Dopo la laurea in Filosofia avevo una visione: avevo capito che in Italia c’era un capitalismo relazionale molto forte tanto che i maggiori brand sul mercato portano il cognome delle famiglie che li hanno creati. Le possibilità che avevo da giocarmi erano davvero poche. A quel punto, quasi 10 anni fa, compresi che il digitale era la mia strada perché mi permetteva di velocizzare e di scalare nel business proprio grazie ai processi di democratizzazione dei nuovi media. In questi anni sono riuscita a costruirmi un mio percorso che mi ha permesso di mettermi in gioco in un campo, quello dello finanza, che è ancora appannaggio degli uomini.
La contaminazione delle tue competenze umanistiche che tipo di valore ha apportato nelle attività digital di cui ti occupi?
Come ho ribadito anche in altre interviste, ritengo da sempre la filosofia una materia STEM, perché sarà sempre il pensiero ad indicare alla tecnologia la via da prendere.
La poliedrica Anita è anche una giornalista. Pensi che l’informazione oggi sia migliorata o peggiorata con l’avvento del digitale?
Diciamo che nel selvaggio far web, se possiamo chiamarlo così, c’è il rischio di perdersi nell’informazione proprio perché ce n’è troppa: per saper selezionare le news da leggere è necessario possedere gli strumenti, e per avere gli strumenti bisogna studiare e prepararsi. Il falso mito che ci si può istruire presso il Dott. Google è appunto un mito a cui si poteva ancora credere qualche anno fa. Ma nei prossimi anni la forbice tra le classi sociali si farà sempre più ampia e l’ascensore sociale per scalare tornerà ad essere il sapere. L’istruzione è parte fondamentale per la crescita di giovani e adulti consapevoli di vivere in democrazia.
Le aziende in cui sei partner e consulente di cosa si occupano nello specifico.
Sono Partner & Advisor di diverse PMI & startup note CTA cui CreationDose, che ha fra le sue partecipazioni rilevanti DoseTalent e ZedProduction, oltre alle partecipate di minoranza MyChicJungle, The Wave Studio, &Love, Isola. Contents.com e le startup partecipate presenti anche nel suo CreationHub, come Blaster Foundry, Capital Venture Consulting, Keplera, SEO Tester Online, Coderblock, Japal.it e Userbot.
“Perché le cose nuove si fanno solo con i giovani. Solo i giovani ci si buttano dentro con entusiasmo, e collaborano in armonia senza personalismi e senza gli ostacoli derivanti da una mentalità consuetudinaria. Le cose nuove si fanno con i giovani”. Lo affermava spesso Mario Tchou, un ingegnere informatico italo-cinese, fra i più importanti sviluppatori di Olivetti. Sei d’accordo con questo pensiero?
Io invece credo nel giusto equilibrio tra chi ha l’esperienza (adulto e/o anziano che sia) e i giovani che hanno visione e una spiccata dose di coraggio che è dovuto proprio alla mancanza di esperienza ma che può rivelarsi fondamentale quando si tratta di fare scelte imprenditoriali.
L’Albania ha la grande fortuna di avere una popolazione giovane e con grande voglia di emergere. Cosa credi serva al paese per arginare il flusso migratorio dei suoi talenti e creare un ambiente ideale per trattenerli?
Serve una classe politica che viva meno di slogan e di comunicazione fine a se stessa. Ai giovani albanesi manca un leader capace di comprenderli e di non svenderli al miglior offerente per poi gettarli in pasto alle ortiche quando non servono più.
Ambasciatrice di “Connect Albania”.
Dal 2020 sono Ambassador per Connect Albania, progetto organizzato e promosso dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la Migrazione all’interno del Programma “Coinvolgere la diaspora albanese nello sviluppo sociale ed economico del Paese”, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e realizzato in partenariato con il Ministero di Stato Albanese per la Diaspora, il Ministero degli Esteri Albanese, il Ministero dell’Economia e Finanza.