Luisa Meroni, Presidente di Confindustria Bulgaria.

Confindustria Bulgaria nasce nell’aprile del 2000 come Comitato Consultivo dell’Imprenditoria Italiana in Bulgaria, con l’obiettivo di favorire la cooperazione economica tra l’Italia e la Bulgaria, facendosi portavoce delle opportunità per le imprese italiane sul territorio e supportando l’attività dei propri membri. Negli anni, l’Associazione è cresciuta sia nel numero dei propri membri che di importanza sul territorio. Oggi l’Associazione conta all’incirca 250 associati che insieme costituiscono poco più del 90% del fatturato complessivo dell’imprenditoria italiana in Bulgaria, rappresentando degnamente l’Italia produttiva, la stessa Italia che da 3 anni si posiziona come il secondo partner commerciale per import/export del Paese dopo la Germania. 

Tra i propri membri, Confindustria Bulgaria può vantare grandi gruppi come Unicredit Bulbank, Generali, Miroglio, Mapei, ma anche medie, piccole e micro imprese che hanno deciso di operare in Bulgaria. Il 7% degli associati opera nel Settore Primario, il 40% nel Secondario e mentre il 53% nel Terziario. Con una presenza degli associati che copre tutto il territorio nazionale, insomma, l’Associazione può davvero dire di avere un rapporto privilegiato con tutti i settori dell’economia bulgara, in tutte le regioni del Paese e in tutte le dimensioni, permettendoci di essere un supporto a tutte le diverse problematicità che esistono nelle diverse realtà industriali e in generale imprenditoriali. 

Tornando velocemente ai numeri dell’Associazione, le aziende associate hanno investito in Bulgaria dal 2000 a oggi oltre 2 miliardi di euro, contribuendo in maniera rilevante allo sviluppo industriale nazionale, contributo ancor più rilevante se confrontato con gli oltre 20 mila posti di lavoro fissi che le stesse rappresentano. 

Prima di passare ai punti di forza che la Bulgaria offre agli investimenti e imprese straniere che voglio investire nella penisola balcanica, un ultimo passaggio su Confindustria Bulgaria e cosa essa rappresenti in termini di servizi e rappresentanza. L’Associazione supporta i propri membri portando le loro problematiche, le problematiche delle aziende, direttamente ai tavoli istituzionali del Paese grazie a un dialogo costante con i Ministeri e le istituzioni locali; tenendoli informati quotidianamente in merito alle evoluzioni politico-economiche del Paese tramite una newsletter in lingua italiana e anche tramite la pubblicazione di studi e analisi specifiche del mercato bulgaro. L’attività di lobbying nazionale, ma anche regionale grazie a Confindustria Est Europa di cui siamo socio fondatore, è un’altra forma di supporto che ci permette di essere un partner valido per l’imprenditoria italiana che intende accedere al mercato bulgaro o che nel mercato bulgaro già opera e vuole consolidarsi. In ultimo, non di certo per importanza, l’Associazione crea numerose possibilità di incontro organizzando diversi eventi come B2B, seminari, conferenze e networking cocktail, rendendo possibile l’incontro tra gli associati e nuove aziende.

La Bulgaria è situata in una posizione geografica strategica, tra Europa e Asia, che la porta a svolgere un ruolo importante di collegamento tra Europa e Asia Centrale, specialmente nei settori dell’energia e dei trasporti. I dati macroeconomici della Bulgaria sono solidi. In particolare l’inflazione è stabile in aumento di circa il 3% all’anno, il cambio euro/lev (la valuta locale) è fisso a 1,96 e il PIL è in forte crescita (del 3,8% nel 2018). Particolarmente positivo è il rapporto debito/PIL che continua ad essere tra i più bassi dell’UE, attestandosi su percentuali intorno al 28%. Il costo della manodopera è il più basso d’Europa: nel 2018 era di circa 4,8 Euro/h, ma il secondo per crescita annua dopo la Romania attestandosi al 13% nel 2018. La Bulgaria ha anche uno dei regimi fiscali più favorevoli in Europa: l’aliquota dell’imposta sul reddito delle società è fissa al 10% (flat tax), ed è anche la più bassa dell’UE; l’imposta sul reddito delle persone fisiche è sempre del 10%. Il Paese è così riuscito a mantenere negli anni un basso costo della vita e a favorire la crescita economica, grazie anche ai numerosi investimenti stranieri da parte di imprenditori e aziende, attratti in particolar modo dal regime fiscale unitamente al costo delle utenze tra i più bassi d’Europa.

Per questi motivi l’Italia si colloca al terzo posto come esportatore in Bulgaria dopo Germania e Russia. Nel periodo gennaio-novembre del 2018 il volume di interscambio tra i due Paesi è ammontato a € 4,3 mld contrassegnando un incremento del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le esportazioni italiane hanno raggiunto € 2,16 mld (+7,5% rispetto a gennaio-novembre 2017), le importazioni €2,29 mld (+8,0% rispetto a gennaio-novembre 2017). La bilancia commerciale ha fatto registrare un avanzo a favore della Bulgaria pari a €64mln (+28% rispetto a gennaio-novembre 2017).

Il tessuto imprenditoriale italiano in Bulgaria è piuttosto ben sviluppato, negli ultimi 10 anni infatti il numero delle aziende italiane aperte nel Paese è aumentato di oltre il 300%, portando il numero complessivo di attività a partecipazione del capitale italiana a oltre 9.000, di cui circa un migliaio con un fatturato superiore ai 200.000 € ed un contributo economico complessivo equivalente a circa il 10% del PIL bulgaro. 

Il settore IT in Bulgaria è uno degli elementi trainanti della crescita del Paese. Con un aumento medio annuo del 17% dal 2007, il settore genera più del 10% del PIL nazionale. I rappresentanti del settore indicano la Bulgaria come una delle destinazioni preferite per le aziende internazionali che lavorano nel settore high-tech, sia per l‘alto livello di competenza tecnologica, ma anche per il basso costo di sviluppo e fornitura dei servizi offerti dalle società di software. Attualmente nella capitale è concentrato il 95% delle compagnie operanti nel settore. Plovdiv si afferma come il secondo grande centro per gli investimenti ICT e outsourcing dei processi business. Un ulteriore esempio di eccellenza del Paese ma soprattutto della capitale è il Sofia Tech Park, considerata la casa dell’innovazione e il più grande incubatore di startup dei Balcani. Proprio In virtù della forte attrattiva della capitale alle start-up, Sofia ha ospitato nel 2018 il Sofia Start-up Expo.

Altro settore in rapido sviluppo è quello dell’outsourcing. Le statistiche della Bulgarian Outsourcing Association (BOA) mostrano che la Bulgaria è diventata una delle principali destinazioni di outsourcing nel mondo. Nel 2016 l’outsourcing ha contribuito al 3,6% del PIL del Paese e, secondo le stime, entro il 2020 dovrebbe raggiungere il 4,2% del PIL, superando i 2,5 miliardi di euro.

Riassumendo, la Bulgaria ha fondamentali macroeconomici solidi, una tassazione favorevole al business, una situazione politica stabile e bassi costi di gestione per l’imprese, ma purtroppo alcune criticità del Paese mostrano difficoltà nella risoluzione, nonostante i progressi siano tangibili. Un esempio possono essere i progressi in materia di lotta alla corruzione e trasparenza del sistema giudiziario che negli ultimi hanno ha visto una sua ristrutturazione verso un allineamento agli standard europei, piuttosto che la costante implementazione dell’intero sistema infrastrutturale nazionale che, nonostante mostri spazio di miglioramento, negli ultimi anni anche grazie al supporto tecnico finanziario europeo sta vivendo una ristrutturazione sostanziale. A livello sociale invece, si sta assistendo a un forte sviluppo del salario minimo e medio che sta portando a un rapido aumento della domanda interna e della relativa capacità di spesa delle famiglie, che si posiziona però ancora al disotto della media europea. Sempre da un punto di vista sociale, infine, il Paese risulta essere “sicuro” e il livello di istruzione è allineato con la media europea, tuttavia la forte emigrazione che caratterizza il Paese dal 2007, ha portato a un calo sensibile della popolazione e a una conseguente scarsità di mano d’opera qualificata e non. Attualmente sono diverse le politiche che il Governo sta implementando e studiando per invertire i flussi migratori, ma certamente sarà necessario ancora qualche anno per registrare risultati sostanziali. Primo dato incoraggiante, da due anni il numero dei giovani emigrati è stabile e controbilanciato dai rientri, una prima timida inversione di marcia che lascia intendere sviluppi futuri positivi. 

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