STEFANO BOERI. TIRANA 2030

Tirana 2030, il piano regolatore di Tirana affidato a Stefano Boeri Architetti, viene dopo quelli di Brasini (1925) e Bosio (1939), un altro italiano è chiamato a cambiare il volto della città che si appresta a divenire un importante metropoli europea fondata sulla sostenibilità. L’intervista esclusiva a Stefano Boeri.

 

Stefano Boeri Architetti ha sede a Milano, Shangai e Tirana. Immaginiamo che non apra sedi in tutti i paesi in cui opera. Cosa l’ha spinta a mettere radici in Albania?
Conosco l’Albania da molti anni avendo fatto parte di una serie di giurie nei tempi in cui Edi Rama era sindaco di Tirana. Quando c’è stata la possibilità di partecipare al bando del grande piano regolatore della città, abbiamo partecipato e l’ho abbiamo vinto. Da lì in poi è iniziata una stretta collaborazione con l’amministrazione pubblica e con i cittadini per una visione sul futuro che è durata circa tre anni. E’ stata un’occasione per prospettare una visione del futuro di questa grande metropoli. Le due grandi strategie sono state la forestazione, costruire attorno a Tirana quindi un bosco orbitale costante e continuo che bloccasse anche lo sviluppo nel territorio, un’altra era riportare il verde nella città, una terza era quella di lavorare in una delle grandi aree di sviluppo ed una quarta era di immaginare di realizzare 20 nuove scuole.

In Albania è in atto una vera rivoluzione architettonica. Possiamo definire l’Albania un “cantiere sperimentale dell’architettura”?
Penso sia un cantiere sperimentale per quanto concerne la pianificazione e la gestione della città, Tirana deve affrontare la grande sfida di ripianificarsi alla luce dei grandi temi e quindi le grandi sfide come l’inclusione, le differenze sociali. Abbiamo accettato la sfida di progettare il nuovo piano regolatore “Tirana 2030” proprio per questi motivi. Per quanto concerne l’architettura c’è spazio per sperimentare soprattutto sugli edifici pubblici e per quanto ci riguarda abbiamo avuto la fortuna di progettare tre delle venti nuove scuole dove lavoriamo su temi legati all’innovazione, materiali, sostenibilità, forestazione. Sugli edifici pubblici c’è molto spazio dove sperimentare.

Il nuovo Piano Regolatore Tirana 2030 è stato affidato allo Studio Stefano Boeri Architetti. Quali sono i concetti chiave che lo hanno ispirato?
Una visione alla scala territoriale, cioè abbiamo preso in considerazione non solo la città centrale ma anche tutta la rete dei borghi agricoli che sono attorno alla città e quindi abbiamo cominciato a ragionare su una metropoli arcipelago dove fossero riconoscibili dei quartieri e dei borghi e dove il verde fosse un pò il mare comune che univa queste diverse parti di città. Per far questo abbiamo lavorato molto sul verde, da un lato il parco orbitale, del resto l’amministrazione ha cominciato subito a costruire e che è una delle grandi anticipazioni che Tirana sta facendo anche rispetto ad altre capitali europee..una città che non era caratterizzata dal verde ed oggi, invece sta diventando una capitale verde. Questa è una grande grande sfida! Poi abbiamo scelto una serie di aree di sviluppo e di rigenerazione della città ed abbiamo progettato una serie di interventi ed uno di questi si è trasformato in un lavoro vero e proprio: Tirana River Side. Stiamo progettando un quartiere nuovo, le scuole come epicentri della vita dei quartieri, il tema legato alla viabilità ed il decentramento dei servizi. Credo che il piano regolatore sia stato anche da esempio per altre città europee. La visione che accomuna tutti i nostri progetti, se guardiamo anche il Bosco Verticale, è la forestazione che è al centro della progettazione degli edifici.

Architetto, decentrare i servizi nei quartieri è un tema interessante.
Credo sia importante la grande sfida di far si che la città decentri i servizi utili al cittadino, che in ogni quartiere ci sia tutto a disposizione in uno spazio di venti minuti, è la logica che ci ha guidato nella progettazione del nuovo quartiere Tirana River Side e mi auguro si possa concretizzare in tutti i quartieri della città. Tirana si presta ad essere valorizzata come città di quartieri perché è composta da un tessuto di piccoli esercenti e questo non può che facilitare la vita di tutti i giorni dei cittadini che la abitano.

Le scuole come epicentro dei quartieri. Le prime due scuole sono quasi terminate, ne manca una terza, ma il grande lavoro che si sta compiendo è quello di far in modo che in futuro saranno l’epicentro dei quartieri in cui sono collocate. Sono state pensate, infatti, con un piano terra permeabile e accessibile in modo tale che durante le ore pomeridiane e serali in cui la scuola è chiusa rimane comunque accessibile per gli abitanti del quartiere come sorta di community center. Per quanto concerne i materiali è previsto l’uso del mattone, un omaggio alla presenza storica dell’architettura e dell’urbanistica italiana in Albania, perché non dobbiamo dimenticarci che i piano regolatori precedenti di Tirana furono fatti da Brasini e Bosio.

L’Albania è in fase di fermento culturale, ha una popolazione giovane. Il Governo sta prevedendo investimenti sull’innovazione e la digitalizzazione, leggi e tassazioni ad hoc per le imprese innovative. Se aggiungiamo la forestazione urbana e la mobilità sostenibile, pensa che questo possa diventare uno dei Paesi europei più attraenti per i digital nomads, ad esempio?
Tirana unisce l’Europa meridionale e parte dell’est Europa in cui c’è una qualità della vita alta e dove i costi sono ancora contenuti, dove gli investimenti che sta facendo il governo non solo sul digitale ma anche sulla ricerca e sull’università sono importanti. Un paese di giovani dove anche i giovani del mondo arrivano diventa una bellissima visione ed una sfida interessante.

La politica crea i presupposti ed è parte determinante per il cambiamento di un paese. Lei pensa di aver trovato nel governo albanese una visione comune alla sua soprattutto in relazione agli innovativi cambiamenti architettonici che ha intenzione di realizzare?
Abbiamo trovato un’amministrazione giovane ma con esperienza e relazioni internazionali importanti, molto pragmatica ed ha obiettivi simili a quelli che noi proponiamo nella progettazione e pianificazione delle città.

A questo punto è chiaro che Boeri ha intenzione di lasciare un segno in Albania che abbia un valore universale per il bene comune di tutte le società civili. E’ questa la sua eredità?

Abbiamo deciso di aprire a Tirana uno studio di architettura in cui lavora un team di giovani. Penso che la cosa più importante che stiamo facendo sia quella di trasformare il nostro lavoro in una possibilità di crescita per gli architetti albanesi.

Ad esempio nel progetto Tirana River Side stiamo coinvolgendo nel progetto urbanistico tutti gli studi di architettura albanesi oltre che aziende albanesi. Ci piace molto poter essere un piccolo ingranaggio in questo laboratorio dell’innovazione e di ricerca che è stata l’Albania e Tirana negli ultimi anni. Penso sia questo il significato di bene comune. Mi auguro di cuore che i nostri lavori siano apprezzati dalla popolazione perché stiamo dando il massimo. Noi sentiamo l’Albania come un pezzo della nostra stessa patria. Personalmente quando sono in Albania io mi sento a casa.

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